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“Gli arbitri non servono più”: rivoluzionato il sistema calcio | Il cambiamento è epocale

Aia arbitri - Foto Ansa - Ilgiornaledellosport.net
Aia arbitri – Foto Ansa – Ilgiornaledellosport.net

Il mondo arbitrale è senza pace: il Var non basta, le polemiche si susseguono e non manca chi invoca una nuova svolta.

Alla luce delle tante polemiche che stanno accompagnando la stagione calcistica in corso si potrebbe, scherzando, parlare di… “crisi del settimo anno”. Già, perché il campionato di Serie A 2023-’24 è stata appunto la settima edizione del torneo nel quale è in uso il Var.

Peccato che l’argomento abbia cominciato a essere divisivo già ben prima di questo torneo. Gli spunti di discussione sono stati e sono tantissimi. A partire dal famoso “protocollo”, ovvero l’insieme di norme che regola l’utilizzo dello strumento tecnologico, che è stato modificato più volte nel corso degli anni, senza però mai accontentare tutti.

Per non parlare dei cambiamenti auspicati da più parti, ma che sono stati adottati solo in parte. Dalla suddivisione della carriera tra arbitri di campo e “varisti”, una realtà che sta prendendo forma, fino ai “challenges”, ovvero la possibilità da concedere agli allenatori di chiedere a piacimento uno o due interventi durante lo svolgimento della partita.

Non passa settimana senza che allenatori e/o giocatori, direttamente sul campo o nelle interviste post-partita, non protestino per qualche decisione arbitrale a proprio sfavore. La casistica è la più disparata. Perché c’è chi lamenta il mancato intervento della Var Room per supportare una decisione, evidentemente ritenuta erronea, dell’arbitro centrale. Ma c’è anche chi, al contrario, ravvisa che ormai le partite “si arbitrano dalla tv”.

Arbitri, Var e protocollo: polemiche senza fine

Paradigmatico in tal senso è stato quanto accaduto durante Roma-Atalanta dello scorso 7 gennaio. Quella notte all’Olimpico la direzione di Gianluca Aureliano non è stata impeccabile, ma al termine della partita i due allenatori, José Mourinho e Gian Piero Gasperini, hanno mosso di fatto le stesse critiche al fischietto bolognese, per i medesimi episodi.

Paradossale, vero? Insomma, proprio quella tecnologia invocata per anni dagli addetti ai lavori e indicata come panacea di tutte le polemiche e come sostegno indispensabile per gli arbitri pare insufficiente per eliminare una volta per tutte le proteste, vecchie quanto il calcio.

Milan-Atalanta - Foto Ansa - Ilgiornaledellosport.net
Milan-Atalanta – Foto Ansa – Ilgiornaledellosport.net

Accusa lanciata: “L’arbitro di campo? Non decide più”

Così come non è bastata l’introduzione di “Open Var”, il format tv attraverso il quale si ascoltano le comunicazioni tra arbitro di campo e varisti. L’ultimo episodio ha riguardato Milan-Atalanta e la concessione del rigore ai bergamaschi per il contatto tra Olivier Giroud e Emil Holm. Un intervento in ritardo che ha spinto gli arbitri presenti nella Var Room a richiamare Orsato all’on-field review.

Rigore “televisivo”? O meglio, “moderno”, per dirla alla Mourinho? Probabilmente sì e tanto è bastato all’allenatore del Milan Stefano Pioli per protestare apertamente durante e dopo la partita e alla stampa per lasciarsi andare ad un “proclama”: “L’episodio conferma che a dirigere non sono più i direttori di gara, ma chi sta davanti al monitor nella centrale Var di Lissone” ha scritto Franco Ordine su Il Giornale. Un concetto che ha infiammato i social. Chi l’avrebbe detto sette anni fa…