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Lontano dai campi per 3 anni: il brutto gesto gli costa carissimo | Le telecamere lo hanno beccato

Stadio vuoto
Nuovo caso di razzismo nel calcio – Foto Ansa – Ilgiornaledellosport.net

Il mondo del calcio è scosso da un provvedimento pesantissimo: inchiodato dalla tv, l’autore del gesto finisce nei guai.

L’adrenalina trasmessa da un evento sportivo, tanto per chi vi assiste dalle tribune, quanto per chi ne è il protagonista in campo, porta troppo spesso a perdere il controllo delle proprie azioni, finendo per non rispettare “il prossimo”, in senso lato.

La cosa vale per buona parte delle discipline sportive, ma purtroppo in particolare per il calcio, che in troppe circostanze ha visto una partita finire sulle prime pagine non solo dei quotidiani di settore per circostanze del tutto negative e che niente hanno a che fare con il lato tecnico.

Vero è che, lo sport, e in particolare il calcio, tendono a diventare una sorta di strumento attraverso il quale sfogare le tensioni che si vivono nel privato, ma evitare che lo stadio si trasformi in una sorta di zona franca in cui tutto sia concesso è un imperativo per istituzioni e società.

Va da sé che ci sono leggere differenze se a rendersi protagonisti di comportamenti riprovevoli, all’insegna della mancanza di rispetto nei confronti degli atleti o del pubblico, siano gli spettatori o gli atleti stessi. Perché il senso della responsabilità e dell’educazione devono, o meglio dovrebbero essere, uguale per tutti, ma in un calcio sempre più fenomeno di massa i professionisti hanno responsabilità crescenti.

Razzismo in Premier League, scatta la pena esemplare

Da qui l’introduzione di regole sempre più ferree, che invitano gli arbitri a sanzionare i giocatori che si rendono protagonisti di esultanze provocatorie. Certo, può succedere di incorrere in malintesi, come capitato lo scorso anno con l’ammonizione all’atalantino Ademola Lookman, che a Udine aveva esultato mimando verso la tribuna il gesto degli occhiali. Nulla di offensivo, ma il giallo arrivò comunque.

Tutto cambia quando di mezzo ci sono comportamenti discriminatori. La lotta al razzismo è da anni un caposaldo per Uefa e Fifa oltre che per le singole federazioni nazionali. In particolare quella inglese, perché la Premier League, oltre a essere il campionato più bello del mondo, è anche il più seguito. In tal senso ha fatto giurisprudenza la punizione inflitta ad un tifoso del Crystal Palace per quanto accaduto durante la gara contro il Tottenham dello scorso 6 maggio.

Son Heung-min
Son Heung-min, capitano del Tottenham e della nazionale della Corea del Sud – Foto Ansa – Ilgiornaledellosport.net

Premier, il Daspo di tre anni al tifoso del Crystal Palace fa giurisprudenza

L’uomo di 44 anni che aveva mimato gli occhi a mandorla nei confronti del capitano degli Spurs Son Heung-Min, è stato colpito da un Daspo di tre anni. La pena iniziale era stata solo pecuniaria (1384 sterline di multa), con l’aggiunta di 60 ore di lavoro socialmente utili non retribuito. Il Tottenham, tuttavia, ritenendo non sufficiente la sanzione ha deciso di ricorrere in appello. Da qui il Daspo di tre anni e la soddisfazione espressa pubblicamente della società: “Ringraziamo le forze dell’ordine per la collaborazione in merito”.

Non si sarà trattato di un gesto d’impatto avvicinabile ai cori che troppe volte si odono dalle tribune, come accaduto nei confronti dell’azzurro Destiny Udogie durante un recente Tottenham-Liverpool, ma pur sempre di una manifestazione discriminatoria, da qui la classica “sanzione esemplare”, appoggiata anche dalla Premier League: “È fondamentale che coloro che sono ritenuti colpevoli di comportamenti discriminatori siano chiamati a risponderne. Questa punizione invia un chiaro messaggio, verranno intraprese azioni e che ci saranno conseguenze”.