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“È un grave problema”: le condizioni di salute preoccupano lo staff | Finisce in terapia

Sean Dyche
L’ex allenatore del Burnley Sean Dyche – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Appassionati di calcio internazionale in apprensione dopo l’annuncio shock dell’allenatore: stop a tempo indeterminato.

Ricchi, famosi e con la fortuna di aver trasformato la propria passione principale in un lavoro. Non è certo un mistero che quella dello sportivo, e in particolare del calciatore, sia una delle professioni più invidiate al mondo, a prescindere dal campionato (top) nel quale si gioca.

Certo, c’è calciatore e calciatore e soprattutto c’è categoria e categoria, perché ovunque, man mano che si scende di categoria, gli ingaggi scendono spesso anche drasticamente, più di qualche volta anche in maniera direttamente proporzionale alle condizioni in cui si è costretti ad allenarsi durante la settimana.

Inoltre, al di là di tutti gli agi possibili, c’è sempre un aspetto che troppo spesso viene dimenticato. Quello che dietro ogni calciatore, anche il più ricco e il più forte, c’è sempre un uomo, con le sue debolezze talvolta acuite proprio dal fatto di vivere costantemente sotto i riflettori.

Già, perché l’altra faccia della notorietà e dell’agiatezza economica è spesso nascosta e qualche volta oscura, richiedendo la forza morale di resistere a quei “demoni” che possono palesarsi quasi da un momento all’altro, senza preavviso, e per scacciare i quali può non bastare l’aiuto della propria famiglia. Perché ogni giorno devi indossare una maschera per allenarti e spesso per incontrare i media.

Calcio e depressione, quando il male oscuro arriva all’improvviso

Quella della depressione nei calciatori è una delle malattie, perché di questo si tratta, più diffusa ed è paradossale solo in apparenza che il male oscuro assalga in percentuale più i professionisti famosi che coloro che, quasi come un normale impiegato, vivono il proprio lavoro di sportivo nelle categorie inferiori e con molte meno comodità.

I casi sono tanti, tra i più citati c’è sicuramente quello di Gianluigi Buffon, che nell’ormai lontano 2004, come avrebbe raccontato negli anni successivi, fu chiamato a sconfiggere una forma molto seria di depressione, affidandosi all’aiuto di professionisti che lo sostennero mentre la carriera andava avanti. Gli ultimi esempi arrivano invece dalla Premier League, il torneo considerato più bello e più ricco del mondo.

Lyle Foster
Lyle Foster del Burnley (a sin.) contrastato da Kyle Walker del Manchester City – Foto Ansa – Ilgiornaledellosport.net

Lyle Foster si ferma a tempo indeterminato: l’annuncio del Burnley

Poche ore prima che dall’Inghilterra arrivassero le immagini della “gara manifesto”, quel 4-4 tra Chelsea e Manchester City che ha fatto il giro del mondo, proprio un’ex gloria degli Sky Blues, Vincent Kompany, oggi allenatore del Burnley, ha annunciato che l’attaccante Lyle Foster sarà indisponibile per un certo periodo di tempo, dovendosi fermare per prendersi cura di un problema psicologico: “Lyle ha avuto problemi con il suo benessere mentale e come club abbiamo deciso di sostenerlo e il supporto clinico di cui ha bisogno”, ha detto il tecnico belga.

Classe 2000, nazionale sudafricano e cugino di Luther Singh, difensore del Cucaricki in campo contro la Fiorentina nel recente incrocio di Conference League, Foster ha appena rinnovato il contratto con il Burnley fino al 2028 ed ha realizzato tre degli appena nove gol realizzati dai nelle prime 12 giornate di campionato. Ora lo stop a tempo indeterminato, ma con il pieno sostegno di compagni e società: “Non so quando potrà tornare – ha aggiunto Kompany – ma siamo stati molto fortunati che Lyle si sia aperto con noi. Da quel momento siamo stati in grado di agire. In momenti come questo devi mettere l’aspetto umano al primo posto ed è quello che abbiamo fatto”.