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Dall’Atalanta e l’Europa è finito tra i dilettanti: l’epopea incredibile dell’’ex prediletto della DEA: torna in campo dopo una vita

Tifosi Atalanta - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Tifosi Atalanta – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

Le notti magiche in Champions sono un ricordo lontano: dopo aver toccato il cielo con un dito il campione deve ricominciare tutto da zero.

La gloria, nella vita come nel lavoro, è un venticello leggero, la cui brezza va saputa apprezzare, dal momento che nessuno ha certezze sulla sua durata. Limitatamente al mondo dello sport e del calcio in particolare è così che si può spiegare l’insaziabilità di certi campioni.

Cosa c’è di meglio che vincere uno scudetto, una Champions League e magari un Mondiale? Semplice, provare a… rivincerli. Fosse facile, dal momento che fare filotto di campionati nazionali non è mai semplice, ma neppure impossibile, bissare una Champions è già per pochi e trionfare in due Mondiali quasi per nessuno.

Però il segreto è appunto questo. La carriera di un calciatore è breve e soggetta a troppe variabili, di qualunque natura, affinché si possa provare pietà sportiva per il rivale. Vantare già una bacheca stracolma non rende sazi, vincere fa aumentare la voglia di vincere, per sé stessi, per la gente che si rappresenta e per apprezzarne la gratificazione.

Un infortunio, una scelta sbagliata in sede di mercato o le disavventure più imprevedibili possono far finire tutto in un momento. Passare dall’essere oggetti del desiderio delle squadre più forti a ritrovarsi con un telefono “che non suona più” può essere molto più facile del previsto. Proprio quest’esperienza è quella che sta vivendo un fresco campione del mondo, protagonista per anni sui campi della Serie A.

Il trionfo al Mondiale e poi l’oblio: l’ex stella della Serie A ricomincia da zero

Nel 2022 in Qatar l’Argentina è tornata ad alzare la coppa del mondo 36 anni dopo l’impresa riuscita a Diego Maradona e compagni in Messico. Guidati da Leo Messi gli altri 22 ragazzi convocati dal ct Scaloni si sono ritagliati un posto nella storia. Tanti di essi erano e sono ben noti agli appassionati italiani e anzi c’era chi in quegli anni andava per la maggiore.

Il Papu Gomez ha disputato solo due partite di quel Mondiale, quella persa all’esordio con l’Arabia Saudita e l’ottavo di finale contro l’Australia. Tanto è bastato per entrare nella leggenda, ma purtroppo quello è stato anche l’ultimo momento di gloria vissuto dall’attaccante che all’epoca, dopo le memorabili stagioni con l’Atalanta, aveva già imboccato la parabola discendente della carriera al Siviglia, ma che il peggio l’avrebbe vissuto nei mesi e anni successivi.

Papu Gomez ai tempi dell'Atalanta - Foto Lapresse - Ilgiornaledellosport.net
Papu Gomez ai tempi dell’Atalanta – Foto Lapresse – Ilgiornaledellosport.net

“Il telefono non suona più, ma non mi arrendo”

Dopo la positività all’antidoping appena tornato in Serie A con la maglia del Monza nel settembre 2023, costata due anni di squalifica, Gomez è di fatto uscito dai radar calcistici mondiali. Oggi, a 36 anni, il Papu è arrivato a… rinnegare il proprio soprannome, simbolo di quegli anni gloriosi. Intervenuto nel corso del programma argentino “Clank”, Gomez ha rivelato di essere pronto a ricominciare da zero. Anzi, di averlo già fatto, lasciando il calcio per dedicarsi al padel, ma di voler tornare al primo amore, anche a costo di tornare a giocare tra i dilettanti.

“Sto lavorando per accettare che il personaggio di ‘Papu Gómez’ sta finendo, e che ora sono una persona comune, un padre di famiglia. Sto lavorando sul mio ego, cercando di sopravvivere con ‘Alejandro’. Al momento Gomez si sta allenando con il Renate, club di Serie C: “Sono passato dall’essere un campione del mondo al telefono che non suona più, a scomparire dai media o a non giocare più. Devi sapere come conviverci, ma sono pronto a tornare anche ripartendo dal basso con l’entusiasmo di un esordiente” ha concluso “l’ex” Papu.