60 anni in giallorosso: il Capitano silenzioso che ha aperto la saga del 10 romanista I Pioggia di tweet per lui
L’addio di Dybala ha indispettito i tifosi romanisti: l’unica consolazione è guardare al passato e celebrare un mito senza tempo.
Una delle prime svolte del cosiddetto “calcio moderno” è stata l’introduzione dei numeri fissi. Correva l’anno 1995, il secondo dopo la rivoluzione dei tre punti per vittoria. E nulla sarebbe più stato come prima.
Se la novità regolamentare fu nei fatti adottata dal calcio italiano in ritardo rispetto al modello inglese, e non era più rinviabile, per i tifosi nostalgici l’abolizione dei numeri dall’1 all’11 fu in concreto il primo “colpo al cuore”, la prima vera rottura rispetto ad una serie di tradizioni quasi liturgiche, come la contemporaneità delle partite.
La decisione di introdurre i numeri personalizzati, con tanto di nomi dietro la maglia, andò nella direzione di una maggior fidelizzazione dei tifosi oltre che di aumentare gli introiti da merchandising per le società. Perché vendere una maglia è remunerativo, ma se il tifoso può scegliere quella del proprio idolo gli incassi avrebbero potuto impennarsi.
Così è in effetti accaduto e alcuni campioni affermatisi negli anni ’80 hanno quindi fatto in tempo a vedere la propria carriera legata anche nei fatti al numero che li aveva sempre accompagnati. Dal 3 di Paolo Maldini al 6 di Franco Baresi, fino al 9 del compianto Gianluca Vialli. Un capitolo a parte lo meritano i numeri 10.
Auguri, Principe! I 60 anni di Giuseppe Giannini
Quella del numero più affascinante e mitologico della storia del calcio è una vera e propria saga. Ogni tifoso è cresciuto con i propri idoli, quasi tutti recanti proprio quella maglietta. 1, il simbolo del primato, unito allo 0, il numero più misterioso che ci sia. Impossibile stilare una classifica dei 10 storici, perché ognuno ha la propria graduatoria del cuore. Compresi i tifosi della Roma, storicamente legati a due miti, impossibili da mettere in fila.
Francesco Totti è stato il 10 per eccellenza, oltre che il più vincente di sempre. Giallorosso nel sangue per 25 stagioni e capitano per 19, ma non il primo 10 nell’era dei numeri fissi. Prima della sua epopea, iniziata nel 1997, ci fu una stagione di interregno di Daniel Fonseca, ma soprattutto la lunga era di Giuseppe Giannini. Il Principe, il capitano per antonomasia degli anni ’80, uno dei giocatori simbolo di quel decennio per tecnica ed eleganza. Uno degli ultimi registi classici del calcio di una volta, uno degli emblemi di una tra le nazionali più amate di sempre. Giannini, romanista per 14 stagioni e capitano per nove, ma soprattutto l’idolo giovanile dello stesso Totti, ha compiuto 60 anni, venendo celebrato a dovere sui social.
Giannini, la Roma nel sangue e un allievo molto speciale
La Roma ha rivolto sinceri auguri ad una delle proprie bandiere storiche su X: “Capitano di una generazione, romanista per sempre. Giuseppe Giannini compie 60 anni. Auguri, Principe!”. Simile, anzi ancora più calorosa, la pioggia di auguri e di affetto social postati via social dai tifosi della Roma di ogni angolo del mondo e di ogni età. Il prodotto del vivaio che si affacciò in prima squadra proprio nella stagione della conquista del secondo scudetto, vinto dal Principe solo “nominalmente”, è ancora al 4° posto della classifica all time di presenze con 437 caps alle spalle dei soli Totti, De Rossi e Losi.
Il suo palmares (tre Coppe Italia) è purtroppo inversamente proporzionale all’attaccamento ai colori, conseguenza inevitabile di anni nei quali la Roma ha dovuto vivere da lontano la lotta per i primi. Il rimpianto è legato alla finale di Coppa Uefa ’91 persa tra le polemiche contro l’Inter, ma i tifosi della Roma non sono abituati a classificare i propri idoli in base alle vittorie. Giannini ha legato la propria carriera solo alla Roma, al netto di un finale malinconico, non privo di qualche polemica e di qualche evitabile divisione che lo hanno costretto a chiudere la carriera altrove. Solo con le gambe, però, perché il cuore è sempre rimasto e sempre rimarrà a Trigoria. Allenare la Magica resterà il suo sogno irrealizzato, ampiamente ripagato dal riuscire a contendere all’amico e “allievo” Totti la leadership tra i campioni più amati di sempre. Anche senza la sua bacheca.