Sommersi dai debiti, altro che gloria, il club finisce nel baratro: e i due campioni del mondo lo vengono a sapere dai MEDIA

La crisi economica mondiale non ha pietà neppure per il calcio: cala il sipario su uno dei club più vincenti di sempre.
Obiettivo 2034. È questo l’anno chiave nella storia del calcio saudita. Per quell’anno, quando si disputerà il secondo Mondiale in terra araba, la “missione” di fare della Saudi Pro League il “sesto polo” del calcio mondiale, dopo i cinque campionati top in Europa, dovrà già essere stata centrata.
Il tempo non manca e del resto il percorso iniziato nell’estate 2023 è già arrivato a buon punto. Forte di un volano d’eccezione rappresentato dalla firma di Cristiano Ronaldo per l’Al-Nassr, nel gennaio 2023, il massimo campionato saudita è riuscito ad attirare a suon di ingaggi stellari diversi campioni celebrati e anche alcuni degli allenatori più in vista.
La distanza da colmare è ancora significativa, ma l’importante sarà evitare l’effetto boomerang, il crollo di popolarità e la conseguente fuga dei talenti che ha già caratterizzato un altro tentativo di exploit mancato nei tempi recenti. Era l’inizio del secondo decennio del nuovo millennio quando la Chinese Super League tentò quello che si sarebbe rivelato un azzardo.
Il boom non ci fu, pochissimi giocatori nel pieno della carriera accettarono di imbarcarsi verso l’Oriente ed il resto, meno di due lustri dopo, lo fece il dramma del Coronavirus. Oggi di quella grandeur non è rimasto più nulla, se non qualche ricordo nell’albo d’oro. Anzi, un paio di quelle società non esistono neppure più, travolte dai debiti.
Titoli in serie, poi il declino: il club leggendario non esiste più
Prima toccò al Juangsu Suning, di proprietà della famiglia rimasta a capo dell’Inter fino alla primavera scorsa. Ora ad essere cancellato dal professionismo è stato il club più vincente della storia del calcio cinese. Il Guanghzou FC, già Evergrande, non c’è più. Quelle maglie biancorosse indossate, tra gli altri, da Paulinho e Talisca, ma anche da Alessandro Diamanti e Alberto Gilardino, dovranno ricominciare dai campionati dilettantistici, dopo che la Federazione ha escluso il club dalla mappa dei 49 club professionistici, a causa della massa debitoria che opprimeva la società già da diversi anni.
L’inizio della fine risale al 2021 quando, complici proprio le conseguenze della pandemia, il colosso Evergrande Real Estate Group, alla guida della società dal 2010, era stato travolto dalle difficoltà finanziarie causate dal crollo del mercato immobiliare del paese, con debiti di 300 miliardi di dollari. Così il club campione nazionale dal 2011 al 2017 e poi nel 2019, quest’ultimo con Fabio Cannavaro in panchina, e vincitore di due edizioni dell’Asian Champions League, sotto la guida di due ct campioni del mondo, Marcello Lippi prima e Felipe Scolari poi, fu retrocesso in seconda divisione nel 2022.

Dal Mondiale alla gloria d’Oriente, ma ora è tutto finito: colpo di spugna sulla storia
Dopo un paio di stagioni travagliate, la fine era nell’aria ed è stata sancita dalla Federazione chiamata ad esprimersi sulle iscrizioni alla nuova stagione. “Esprimiamo le nostre sincere scuse a tutti i sostenitori della comunità e apprezziamo molto la comprensione e il perdono di tutti i tifosi”, si legge nel comunicato divulgato dall’Evergrande FC.
I due ct iridati, e lo stesso Gilardino, campione nel 2006, hanno appreso la triste notizia dal web e non potranno non aver provato rabbia e nostalgia ripensando a quella parte conclusiva, ma felice della propria carriera, vissuta vincendo e leggendo negli occhi dei tifosi un sogno che era forse irrealizzabile fin dall’inizio, quella di annullare la distanza dal calcio “vero”, missione impossibile non solo in termini chilometrici, ma soprattutto culturali. Perché le uniche cose che non si possono colmare nello sport sono storia e tradizione.