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“Quando lasci il calcio, sei solo: nessuno vuole più saperne di te” | La frustrante verità dell’ex stella della Serie A: “Ho perso tutto, non ho più niente”

Stadio - Fonte X - Ilgiornaledellosport.net
Stadio – Fonte X – Ilgiornaledellosport.net

La sua parentesi in Italia è stata breve e sfortunata, ma nessuno ha dimenticato l’ex bomber seriale: ecco come vive oggi.

Nel calcio di oggi le specializzazioni non bastano più. Un difensore che sa marcare, un regista che sa impostare e un centravanti dotato di un istinto innato per il gol fanno carriera anche ai giorni nostri, certo, ma non come sarebbe successo fino a una ventina di anni fa.

“Colpa” del cosiddetto calcio relazionale, secondo il quale non esistono più moduli o ruoli fissi. Quasi tutti devono saper fare quasi tutto. I portieri devono saper giocare con i piedi, i difensori saper costruire il gioco, i centrocampisti di qualità saper interdire e gli attaccanti partecipare alla manovra non solo attraverso il primo pressing.

Fin dai settori giovanili, se non dalle scuole calcio, l’idea è quella di lavorare sui fondamentali “incrociati”, con l’intento di cercare di costruire un bagaglio tecnico il più completo possibile. Giusto o sbagliato che sia, il rischio è quello di soffocare alcuni talenti naturali.

Si pensi a bomber come David Trezeguet o Pippo Inzaghi, veri e propri rapaci d’area in possesso di un radar quasi unico per pallone e porta avversaria. La tecnica e il senso tattico non erano le loro qualità primarie, eppure nella storia del calcio un posto ce l’hanno eccome.

Il re dei bomber sbarca in Italia, ma la salvezza sarà un miraggio

Si sta parlando di due dei migliori centravanti degli anni 2000, ma nel millennio scorso tanti altri attaccanti si sono fatti apprezzare per le proprie qualità realizzative più che per doti tecniche. Tra questi anche un numero 9 che in Serie A non ha certo lasciato tracce profonde e la cui, breve, gloria calcistica è stata poi spazzata via da seri problemi economici.

Solo pochi “cultori” del calcio italiano ricorderanno di aver visto all’opera Jorge Paulo Cadete Santos Reis, per tutti Cadete, ex attaccante portoghese nato in Mozambico nel 1968. Meteora nel peggior Brescia della storia, quello che nel ’94-95 chiuse il campionato di A all’ultimo posto con appena 13 punti, Cadete arrivò in Italia dopo aver segnato montagne di reti con lo Sporting, ma se ne sarebbe andato dopo una manciata di presenze e appena una rete.

Jorge Cadete con la maglia del Celtic - Fonte X - Ilgiornaledellosport.net
Jorge Cadete con la maglia del Celtic – Fonte X – Ilgiornaledellosport.net

Gol a grappoli e poi il tracollo: “Ho perso anche gli amici”

Non troppo dotato sul piano atletico e neppure su quello tattico, la sua arte, eccetto che in Italia, era quella di segnare. Riprese a farlo con continuità al Celtic, prima di avviarsi ad un precoce e malinconico declino. Investimenti sbagliati, matrimoni infelici ed ecco che il patrimonio svanisce in un attimo. “Ho perso tutto, non ho più niente – avrebbe poi raccontato anni dopo – Non ho neppure amici nel calcio, perché quando sei in difficoltà ti voltano tutti le spalle”.

Un’amara verità che oggi rende ancora più sfumato il ricordo delle gesta calcistiche di Cadete. Un figlio, infelice e sfortunato, di un altro calcio, che ha poi ammesso di vivere con un sussidio di povertà dello Stato, di 180 euro a settimana.