Sveglio sette giorni di fila: tutta colpa della droga | Gli ha rovinato la vita e la carriera: “Sono un sopravvissuto”
Ha segnato quasi 400 gol in carriera, ma oggi nessuno quasi più si ricorda di lui: l’ex grande attaccante racconta il proprio calvario.
“Maneggiare con cura”. La carriera di un calciatore è come una di quelle scatole di cartone con scritto sopra “fragile”, riguardo le quali dall’esterno ci si interroga con parecchia curiosità sul contenuto.
Cosa potrà esserci dentro di così delicato, quale potrà essere l’oggetto da controllare con la massima attenzione al fine di evitare ammaccature o, peggio, rotture? Ecco, la parabola di un giocatore di un giocatore di alto livello è qualcosa di molto simile.
Più in alto si arriva più comportarsi da professionista non è solo un obbligo morale. Allenarsi con regolarità, fare vita da atleta resistendo a vizi e tentazioni, e avere una cura quasi maniacale del proprio corpo sono accorgimenti necessari per cercare di limitare al minimo le “conseguenze” dello sport di alto livello.
Tutte queste precauzioni non bastano infatti per evitare ciò con cui tanti ex calciatori di primo piano sono costretti a convivere nel post-carriera. Frequenti mal di schiena, in qualche caso anche difficoltà nella deambulazione. Un prezzo da pagare proprio a oltre 20 anni di allenamenti e di duri colpi subiti durante le partite.
Gol a raffica, poi l’oblio: era tra i più forti al mondo prima del tracollo
Purtroppo, però, non perdere il contatto con la realtà non è una prassi così frequente per chi ha la fortuna di arrivare in alto fin da giovane, se non giovanissimo. Soldi e fama possono diventare “sostanze infiammabili” tra le mani di ragazzi che in pochi anni passano dalla semi povertà alla ricchezza e conoscono una notorietà improvvisa.
La conferma arriva dal racconto-shock di uno degli attaccanti più in vista del calcio mondiale degli anni ’90. Un bomber implacabile, entrato nella storia per essere ancora oggi l’unico in grado di vincere la classifica cannonieri della Champions League e della Copa Libertadores. Un giocatore al quale è tuttavia mancata la consacrazione. Proprio per non aver saputo gestire la propria carriera.
Il grande bomber si confessa: “Sono finito in un tunnel”
Nel corso di una puntata del Grande Fratello Vip brasiliano Mario Jardel ha confessato di aver fatto uso di droga, seppur solo per una breve fase della propria vita. Accadde nel 2002, quando dopo l’addio al Porto per trasferirsi allo Sporting i gol continuavano ad arrivare a ripetizione. “Mi sentivo onnipotente e sbagliai – ha confessato Jardel – Ho avuto un’overdose di cocaina e rimasi sveglio per una settimana di fila”.
Purtroppo la carriera ad alto livello di Jardel si concluse di fatto in quell’istante. Lo Sporting cedette alla proposta del Bolton e dall’avventura in Premier in poi il brasiliano non è più stato sé stesso, compresa la brevissima parentesi all’Ancona. All’istinto del gol si era sostituita la battaglia quotidiana per evitare ricadute nel tunnel, prima di precipitare in un altro incubo, quello della depressione: “C’è voluto tempo per rialzarmi, ma oggi sono vivo e ho vinto le mie dipendenze” avrebbe poi dichiarato Mario, due volte Scarpa d’oro, ma molto più orgoglioso di avercela fatta fuori dal campo che dei quasi 400 gol realizzati in carriera.